Come si pagano le tasse del trading?
Sia per i trader professionisti che per quelli retail, in Italia è obbligatorio dichiarare tutte le plusvalenze. Quindi, più semplicemente, è necessario dichiarare al fisco tutti i guadagni che si ricavano dall’attività di trading online. Per farlo, come vedremo a breve, esistono due sistemi per la dichiarazione del reddito: il regime dichiarativo e il regime amministrato. Ciascuno, come intuibile, ha i suoi pro e contro.
Qual è la differenza tra regime dichiarativo ed amministrato?
La principale differenza fra regime dichiarativo e regime amministrato è da ricercarsi nell’efficienza nella dichiarazione delle plusvalenze. Con il regime dichiarativo, infatti, eseguendo la dichiarazione al termine dell’anno fiscale, è possibile dedurre dal guadagno tutte le perdite che si possono aver conseguito. Il regime amministrato, invece, è meno efficiente in quanto comporta la perdita del recupero delle imposte sulle minusvalenze. Quest’ultime, tuttavia, possono comunque essere recuperate entro pochi anni successivi. Il regime dichiarativo, dunque, permette una efficienza incredibilmente maggiore in termini di efficientamento delle imposte da pagare. il regime amministrato, tuttavia, al vantaggio di non doversi occupare dello svolgimento della dichiarazione dei redditi: quest’ultima, infatti, viene elaborato sottoforma di sostituto d’imposta da parte del broker stesso. Nel caso invece di regime dichiarativo, sebbene quest’ultimo sia più efficiente dal punto di vista fiscale, la dichiarazione delle dei redditi spetta a noi.
Quali sono le tasse nel trading?
Nel mondo del trading online, le tasse vengono pagate in base al regime fiscale scelto. Il regime amministrato è molto più semplice da gestire in quanto il pagamento delle imposte è onere del broker. Il regime dichiarativo, essendo più efficiente, sarebbe da preferire. In questo caso, infatti, il contribuente o trader deve occuparsi del calcolo delle plusvalenze e riportare i vari dati all’interno del quadro RT rigo 41 della dichiarazione dei redditi sotto la voce “altri redditi diversi di natura finanziaria”. Per tutti coloro che scelgono regime dichiarativo, inoltre, e, durante l’anno fiscale, o periodo di imposta, detengono investimenti all’estero, devono assolvere gli obblighi di monitoraggio fiscale attraverso la compilazione dei valori di investimento all’interno del quadro RV della dichiarazione dei redditi. Essendo dunque, il trading online, un avere propria attività, è importante che ciascun contribuente si occupi di versare le tasse in base ai guadagni conseguiti (vedi qui https://danielepescaraconsultancy.com/tassazione-trading/). In Italia, la tassazione delle plusvalenze è fissa al 26%. Per questo motivo, qualsiasi siano i nostri guadagni, il dovremo pagarlo in tasse.
Come pagare le tasse nel trading online?
Il pagamento delle tasse al seguito della conseguimento di plusvalenze nel trading online è possibile grazie all’elaborazione di tutte le operazioni svolte con il proprio conto di trading. Questa procedura può essere svolta autonomamente ma, vista l’elevata possibilità di errore, è consigliabile affidarsi ad un professionista che sia in grado di eseguire con precisione i calcoli e indicare il corretto importo da versare in tasse. Poiché, in Italia, la tassazione dei conti di trading è particolarmente elevata, molti operatori hanno iniziato a trasferire la loro attività all’interno degli emirati arabi uniti, andando a lavorare a Dubai. Qui, infatti, la tassazione in ambito finanziario è particolarmente vantaggiosa e permette di minimizzare le sborso in termini di tasse. L’agenzia delle entrate, inoltre, ha provveduto a emanare dei comunicati per quanto riguarda la tassazione dei strumenti finanziari come ad esempio il Bitcoin, Ethereum, e tutte le criptovalute, con l’obbiettivo di regolamentare anche questo mercato.